17 maggio 1023

Adamo del fu Stefano, professante legge romana, vende a Rimizone diacono le case ed i beni da lui posseduti in Cireggio, Omegna e Agrano (Novara, Riviera d’Orta). Gli vende pure una schiava, («ancilla una») di sua proprietà, di nome Maria, di nazione italiana, sana di mente e di corpo pel prezzo complessivo di 100 soldi d’argento, che dichiara di aver ricevuti pel compratore dal diacono Walberto.

Atto stipulato in Orta isola di San Giulio, che rivela con eloquenza la condizione sociale della prima metà del secolo XI, in cui l’obbrobrio della schiavitù era ancora talmente nei costumi che nemmeno uomini di chiesa sentivano ripugnanza a esercitare tale traffico. Altri documenti della provincia di Novara offrono ulteriori esempi di contratti di schiavi, tra cui uno – datato 12 gennaio 1039 – che attesta una nuova vendita, da parte di Rimizone, di Maria e della figlia Richelda al suddiacono Uberto.

Atto di vendita di una schiava (ASTo, Sezione Corte, Museo Storico)