Le quattro sezioni in cui si articola l’Archivio di Stato di Torino sono lo specchio e il risultato di una vicenda plurisecolare. L’originario Tesoro di carte dei conti di Savoia risale al XII secolo, anche se i primi atti che documentano l’esistenza di un Archivio comitale, affidato alla gestione di archivisti, sono del XIV secolo.

Conservato durate il medioevo a Chambéry, capitale prima della contea e poi, dal 1416, del ducato di Savoia, l’Archivio della dinastia sabauda si divise ben presto in due rami. Un Archivio venne destinato a conservare i titoli, i documenti politicamente e giuridicamente più importanti per la dinastia (concessioni o privilegi imperiali e papali, trattati di politica estera, contratti matrimoniali). Nel secondo Archivio, invece, confluirono i documenti relativi alla contabilità e alle finanze, prodotti dalla Camera computorum (la Camera dei Conti).

L’Archivio dei titoli, divenuto Archivio ducale e trasportato per volontà del duca Emanuele Filiberto a Torino, nuova capitale dello Stato, divenne nel Settecento Archivio di Corte, l’Archivio centrale del Regno di Sardegna, di cui i Savoia erano appena diventati titolari, e fu collocato nella sua sede attuale: la Sezione Corte.

L’Archivio della Camera dei Conti, o Camerale, a Torino dall’epoca di Emanuele Filiberto per ciò che riguarda i documenti della Camera dei Conti di Piemonte, nel Settecento accolse anche la documentazione dell’allora soppressa Camera dei Conti di Savoia, rimasta fino a quel momento a Chambéry.

Il Settecento

Durante il Settecento prese anche forma un vero e proprio progetto di riorganizzazione documentaria e di concentrazione degli archivi che culminò nel biennio 1731-1733 con la costruzione dell’edificio contiguo ai palazzi del potere, appositamente concepito dall’architetto Filippo Juvarra per ospitare i Regi Archivi di Corte del neonato Regno di Sardegna: essi furono finalizzati a conservare, fino alla seconda metà dell’Ottocento per ragioni prettamente amministrativo-istituzionali, le carte della dinastia sabauda e dei Ministeri degli Interni e degli Esteri del Regno.

Dal Settecento, e fino al 1925, le diverse sezioni dell’Archivio erano dislocate in cinque sedi diverse:

  • la Sezione I nel Palazzo juvarriano di piazza Castello costruito proprio per conservare l’Archivio di Corte e la documentazione delle Segreterie di Stato;
  • la Sezione II, costituita dai fondi finanziari, nel Palazzo dei Santi Martiri, di proprietà del Comune;
  • la Sezione III, ovvero la documentazione della soppressa Camera dei Conti di Chambery, nel palazzo della Corte d’Appello;
  • la Sezione IV, comprendente le carte del Ministero della Guerra e di altri organi amministrativi e militari, in un fabbricato di corso Palestro di proprietà comunale.

Presso Palazzo Madama era conservata la documentazione della Corte dei Conti, appartenente alla Sezione III.

L’Ottocento

L’emanazione dello Statuto Albertino (4 marzo 1848) comportò il cambiamento di denominazione dei Regi Archivi di Corte, divenuti Archivi Generali del Regno con il compito di coordinare le attività di tutti gli archivi provinciali dello Stato.

Con la nascita dello Stato italiano unitario, l’Archivio torinese divenne nel 1862 Direzione generale e Archivio centrale, mantenendo funzioni di coordinamento dell’intera amministrazione archivistica nazionale. Il trasferimento della capitale a Firenze e Roma significò per Torino la perdita progressiva di tali funzioni e l’assunzione di competenze prima regionali, poi provinciali: tappe di tale processo sono la soppressione della Direzione Generale degli Archivi del Regno nel 1870, la nuova denominazione data all’Archivio, posto alle dipendenze del Ministero degli Interni come tutta l’amministrazione archivistica, di Sovrintendenza degli archivi piemontesi nel 1874, e la soppressione delle Soprintendenze regionali del 1891, con l’attribuzione di tutte le competenze provinciali alle Direzioni di ciascun Archivio di Stato.

Il Novecento

Nel 1925 si stabilì, per rendere l’accesso alla documentazione più agevole, che le Sezioni II, III e IV (l’Archivio Camerale insieme agli Archivi dei Ministeri dello scomparso Regno di Sardegna con l’eccezione dei documenti dei Ministeri degli Interni e degli Esteri conservati nella Sezione Corte) venissero trasportate e riunite, in quella che attualmente è la seconda sede dell’Archivio di Stato torinese nel vecchio Ospedale San Luigi; proprio per questo motivo sono da allora conosciute come le Sezioni Riunite.

La nascita, nel 1974, del Ministero per i Beni Culturali e l’Ambiente portò alla decisione di scorporare l’intera amministrazione archivistica italiana, e quindi anche dell’Archivio di Stato di Torino dal Ministero dell’Interno, per passare sotto la competenza del neonato dicastero.

Costituito dall’immensa mole degli antichi Archivi sabaudi e dagli Archivi post-unitari degli uffici periferici dello Stato italiano nella provincia torinese, l’Archivio di Stato di Torino rappresenta una inesauribile fonte di informazioni per chiunque voglia soddisfare esigenze di ricerca o semplici curiosità sul passato. Un vero ponte sulla storia, su cui si affacciano 1300 anni di vita del Piemonte e dell’Italia e dei suoi rapporti con l’Europa.

I NOVE SECOLI DELL’ARCHIVIO

Per saperne di più

  • Cenno storico sui Regi Archivi di Corte
    Il testo completo redatto dall’archivista Giuseppe Fea nel 1850
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  • L’Archivio di Stato di Torino
    Estratto dal volume “I Tesori del Piemonte”, collana dedicata alle eccellenze piemontesi, realizzata in collaborazione con il quotidiano “La Stampa” e la Regione Piemonte
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