L’archivio di Stato di Torino fra guerra e resistenza

La mostra, organizzata dall’Archivio di Stato di Torino e dall’Istituto piemontese per la storia della resistenza in collaborazione con altri istituti culturali cittadini, illustra le vicende che negli anni del secondo conflitto mondiale hanno visto protagonisti gli uomini e le donne che lavoravano nell’ex Ospedale San Luigi, dal 1925 sede delle Sezioni Riunite dell’Archivio di Stato di Torino.

L’archivio personale di uno dei quegli uomini, Matteo Sandretti (1905-1987), ci consente oggi di ripercorrere dall’interno la storia di anni drammatici ma densi di forte tensione morale e di partecipazione politica, fondamento della nostra Repubblica.

Impegnato negli anni del conflitto mondiale nel salvataggio del patrimonio archivistico, Sandretti abbandona il suo lavoro nell’aprile 1944 per non aderire alla Repubblica sociale e diventa una figura di spicco della Resistenza piemontese, svolgendo la funzione di segretario del Comitato di liberazione nazionale piemontese. Grazie al suo lavoro, la sede delle Riunite, «destinata a custodir la storia, concorse a crearla»: essa divenne infatti uno dei molti rifugi torinesi del Cln, proprio quello dal quale, il 25 aprile 1945, viene diramato l’ordine di insurrezione generale, preludio alla liberazione della città.

Salvaguardare la memoria della Resistenza, diffonderla, trasformarla in storia sono gli assi attorno ai quali si dipana nel dopoguerra l’attività professionale e militante di Sandretti, attraverso il recupero e la raccolta delle carte resistenziali, l’organizzazione di mostre che narrassero l’epopea di quel periodo e, infine, l’impegno, sempre costante ma mai appariscente, nel neonato Istituto storico della Resistenza.

La mostra, allestita nella rotonda esagonale che affaccia sulla sala di studio delle Sezione Riunite, è articolata in quattro sezioni: la prima è dedicata alla biografia professionale e politica di Matteo Sandretti, funzionario dell’Archivio di Stato, è protagonista durante la guerra del salvataggio del patrimonio archivistico dell’Istituto, prima dai bombardamenti alleati poi, una volta evacuato in castelli periferici, dai rischi derivanti dall’occupazione tedesca e dalla guerra partigiana. Nel dopoguerra Sandretti, da membro del Cln, si impegna nella raccolta e nella salvaguardia della documentazione resistenziale, risultando fra i fondatori dell’Istituto storico della resistenza dove per anni prosegue la sua attività di assistenza agli studiosi, come ci rammenta Giampaolo Pansa, rammentando i suoi studi giovanili.

La seconda sezione (L’Archivio in guerra) illustra gli sforzi compiuti dal personale dell’Archivio di Stato per il salvataggio dei fondi archivistici conservati nelle due sedi dell’Istituto dinanzi al pericolo rappresentato dai bombardamenti alleati che le colpirono duramente, insieme al resto della Città. La terza sezione, dedicata alla Resistenza in Torino, prende spunto dalla clandestinità di Sandretti il quale, con la copertura dei colleghi, fa delle Sezioni Riunite un rifugio clandestino del Cln; la quarta sezione (La memoria della Resistenza), infine, è dedicata al dopoguerra e, in particolare, alla complessa operazione di recupero della memoria delle vicende resistenziale, che si realizza in diverse direzioni: nella raccolta dei documenti del periodo della clandestinità e del dopo liberazione, nell’allestimento di mostre, nella produzione di film e nell’apposizione di lapidi murali che concorressero alla creazione del mito resistenziale.