Armano di Grosso
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Ciriè, Piemonte
Il medico Gianfrancesco Armano, di Ciriè, sposò Sibilla Cavalleri, investita nel 1603 di parte di Grosso. Il figlio Bernardino, notaio, poi consigliere e mastro uditore camerale, riscattò le altre parti del feudo, dopo lunga lite coi Curtet, e ne ottenne l'investitura col titolo comitale su Grosso e Villanova di Mathi (1656). Giuseppe Amedeo (+ 1728) acquistò l'ufficio di senatore nel 1695, resse il Senato di Casale (1707-1713), fu podestà di Mortara e pretore della Lomellina; il figlio Francesco Ignazio Giuseppe fu inviato a Roma e Genova, e concluse la sua carriera come maggiordomo de Re e sovrintendente della Real Casa. La famiglia si estinse con Carlo, già paggio del principe Borghese, poi ufficiale nei Dragoni del Re, condannato a morte per i moti del 1821 e giustiziato in effigie, e in seguito amnistiato.
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