Storia archivistica
Benché i documenti del Museo Egizio pervenuti datino a partire dal 1811, si deve ascrivere l’appartenenza del nucleo più antico al Museo di Antichità, di cui la sezione egizia fu parte dagli anni Trenta del secolo XIX: è noto infatti che, anteriormente al 1824, la collezione egizia di Bernardino Drovetti, appena comprata dal governo sabaudo e che si aggiungeva alle acquisizioni di epoca sei-settecentesca non venne subito dotata di un proprio regolamento organico di funzionamento né ancora annessa al Museo di Antichità della Regia Università di Torino. Tale riunione avvenne nel 1831.
I documenti prodotti in questo periodo sono protocollati, ma privi di classificazione; le camicie in cui sono conservati portano la sola intestazione dell’anno che funziona come elemento ordinatore.
La varietà di contenuto dei fascicoli testimonia tale situazione, parallelamente all’evidente limitatezza di funzioni che si traduce nella esigua consistenza della produzione documentaria.
Il successivo cambiamento amministrativo che segna, in virtù del R.D. 13 marzo 1882, la separazione dei musei archeologici dalle università cui erano annessi , non incide sull’organizzazione delle carte, poiché il primo titolario di classificazione è introdotto solo nel settembre 1894.
Le funzioni svolte dalla sezione egizia del Museo di Antichità emergono tutte già da questo primo titolario. Trattandosi, tuttavia, di un “repertorio delle posizioni o classi del protocollo generale” di quel Museo, lascia spazio anche per la classificazione di documenti non propriamente pertinenti all’attività dell’Egizio, come quelli relativi all’archeologia greco-romana, presenti nell’archivio sia pure in una modestissima percentuale.
L’assetto istituzionale successivo al 1939, quando l’Egizio, ormai autonomo ufficio periferico del Ministero della Pubblica Istruzione, assume la denominazione di Regia Soprintendenza alle Antichità – Torino II – Egittologia, da un lato trova rispondenza in una produzione di atti limitata alle funzioni proprie dell’Ufficio , dall’altra lascia sostanzialmente inalterata la struttura della classificazione e in qualche caso, come spesso accade, anche gli strumenti di protocollazione degli atti.
Il quadro di classificazione dei vari titolari che si sono susseguiti nella prima metà del XX secolo – nei quali è costante nel tempo l’assegnazione della categoria VI ai documenti riferentisi all’attività scientifica dell’Istituto – rimane grosso modo invariato fino al 1953, allorché una maggiore articolazione della vita amministrativa del soggetto produttore richiede una più idonea rispondenza nelle categorie di classificazione degli atti, che si arricchiscono di titoli e di classi.
Il titolario da allora in uso è applicato per oltre un ventennio e per di più sono ravvisabili a quella data interventi sull’archivio leggibili nell’attribuzione di categorie da allora in vigore anche a fascicoli pregressi.
Passato dalla Pubblica Istruzione al neo costituito dicastero, l’Istituto - di cui fin dal 1969 il direttore dell’epoca aveva sollecitato il cambio di denominazione in Soprintendenza all’Egittologia, ottenendo il decreto della nuova designazione Soprintendenza alle Antichità Egizie solo nel 1971 - ora qualificato Soprintendenza al Museo delle Antichità Egizie trova in un titolario completamente rinnovato, alfanumerico, l’estrinsecazione della complessità degli aspetti amministrativi cui deve assolvere.
La presa in carico da parte dell’Archivio di Stato di Torino dell’archivio della Soprintendenza Speciale al Museo delle Antichità Egizie, formalizzata nel novembre 2005 , era stata preceduta da un attento lavoro di ricognizione concordato in sede di Commissione di sorveglianza attiva presso la Soprintendenza medesima; il risultato di tale lavoro era confluito nella redazione di un elenco di versamento curato dal personale dell’Istituto archivistico: la dott.ssa Francesca Fiandra con la collaborazione di Rosetta Granziero e Giulia Beltrametti.
Al primo versamento sono seguiti quello del 9 luglio 2009 e quello del 2014-2015.