Il tema “Patrimonio in cammino” proposto dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea per le Giornate Europee del Patrimonio 2024 ha ispirato l’allestimento di questo percorso espositivo dedicato alle esplorazioni, che permette di valorizzare straordinarie opere a carattere storico, geografico e letterario conservate nella Biblioteca antica dei Regi Archivi e provenienti in gran parte dal patrimonio librario della Grande Galleria ducale. Questa superba collezione di libri, opere d’arte e oggetti rari, oggi smembrata, è considerata l’opera culturale più ambiziosa di Carlo Emanuele I, che in essa riunisce la volontà di celebrare la dinastia a una pretesa, tutta secentesca, di ricostruire l’universo e renderlo disponibile attraverso immagini e libri, in continuità con il Teatro universale di tutte le scienze avviato da suo padre Emanuele Filiberto.
Da questa ricchissima raccolta a partire dal 1731 arrivano alla biblioteca degli Archivi intere categorie di opere: questa dotazione si configura come un’ampia scelta di modelli per il progetto riformatore e di rinnovamento dello Stato avviato da Vittorio Amedeo II e consente ancora oggi di sfogliare, tra le altre, illustrazioni cosmografiche, atlanti, carte geografiche, portolani, resoconti di viaggio, trattati sulla navigazione.
La mostra apre in anteprima durante la Notte europea delle ricercatrici e dei ricercatori grazie alla preziosa collaborazione dell’Archivio di Stato con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino, nell’ambito del progetto di Terza missione / Public Engagement “Spagna e spagnoli a Torino”, e propone al pubblico una riflessione sul tema dell’esposizione e dell’accessibilità delle opere su carta, sviluppata insieme alla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Piemonte e della Valle d’Aosta.
Con questa esposizione si avvia un percorso verso l’accessibilità universale. Saranno pertanto disponibili in mostra i primi supporti sperimentali per l’accessibilità dei contenuti: due video -realizzati con il contributo di CCW – Cultural Welfare Center in condivisione con UIC-Unione italiana ciechi e ipovedenti di Torino, CPD-Consulta per le persone in difficoltà e Istituto dei sordi di Torino– dotati di immagini e testi, tradotti in LIS, audiodescritti per le persone cieche e ipovedenti, sottotitolati con font ad alta leggibilità, una scheda validata e certificata Descrivedendo -realizzata dall’Associazione Nazionale Subvedenti– che utilizza le potenzialità evocative del linguaggio per comunicare figure, forme, luci e colori con il solo uso delle parole e descrive in modo accurato il contenuto di un’immagine composita, sia essa un dipinto, uno spazio, un libro o un documento, e un testo in simboli in Comunicazione Aumentativa Alternativa, a cura della Fondazione Paideia.
Prima tappa
La memoria e l’innovazione: manuali, carte nautiche, enciclopedie
La storia delle esplorazioni è anche storia della cartografia. L’epoca delle grandi scoperte geografiche, non a caso, inizia con la riscoperta della Geographia di Tolomeo, rimasta sostanzialmente sconosciuta in Occidente fino al XV secolo, quando Jacopo d’Angelo intraprende la traduzione dal greco al latino dell’opera, rendendo il testo accessibile a un pubblico più vasto. L’opera cosmografica tolemaica sconvolge le idee geografiche dei contemporanei e diventa un bene molto popolare tra il pubblico colto. Non a caso, uno dei manoscritti più preziosi conservati della Geographia di Tolomeo è realizzato per il duca Borso d’Este. Nel corso degli anni, le mappe tolemaiche vengono aggiornate in base alle nuove scoperte geografiche, che allargano l’ecumene tolemaica in origine delimitata a ovest dalle isole Fortunate (le odierne Canarie) e a nord dall’isola di Thule. Tuttavia, l’aggiornamento delle mappe arriva molto spesso con notevole ritardo rispetto alle nuove scoperte, che frequentemente vengono secretate dai sovrani per evitare la concorrenza di altri stati. La Geographia di Tolomeo non è infatti un’opera destinata ai naviganti e non fornisce indicazioni utili a questo scopo.
Nella ricerca di nuove terre da conquistare, sovrani e marinai si servono di carte nautiche la cui diffusione è di molto precedente alla riscoperta di Tolomeo: i portolani (cartas de marear in spagnolo). I primi esemplari conosciuti di queste carte, la cui paternità è contesa tra Italia e Spagna, in particolare tra Genova e Maiorca, risalgono alla fine del XIII secolo. Almeno inizialmente, i portolani si limitano a descrivere porzioni di territorio circoscritte, come il bacino del mar Mediterraneo o del mar Nero, utilizzando per la rappresentazione delle terre una proiezione ortogonale (dove meridiani e paralleli formano un’incidenza ad angolo retto), particolarmente funzionale per le carte regionali, meno per zone più vaste o lontane dall’equatore. L’interno delle terre rappresentate è abitualmente vuoto o ornato da illustrazioni: il portolano rappresenta infatti soltanto il profilo delle coste lungo il quale vengono indicati i porti e i principali accidenti geografici (capi, baie, foci, …). Mancano le coordinate geografiche: l’orientamento è garantito da un sistema di rose dei venti, prolungate da una rete di rombi.
Seconda tappa
Racconti dal settentrione: isole immaginarie, creature esotiche, mostri marini
Nel 1539, l’umanista ed ecclesiastico svedese Olao Magno –italianizzazione di Olof Månsson– dà alle stampe a Venezia la Carta Marina et descriptio septemtrionalium terrarum ac mirabilium rerum in eis contentarum, la più importante e influente mappa del Nord Europa del Cinquecento. La mappa di Olao Magno è molto più che una semplice rappresentazione cartografica delle terre del Nord: la carta è corredata da disegni di mostri marini e animali fantastici, tornado, scene di pesca e di guerra e un’infinità di dettagli che, quasi come un gioco, possono essere trovati osservando con attenzione la mappa.
L’intenzione di Olao è quella di invitare il pubblico europeo a familiarizzare con le caratteristiche e le curiosità del mondo nordico, rimuovendo quella barriera di diffidenza e sospetto nei confronti del Settentrione che ancora permea l’opinione comune.
L’opera divulgativa di Olao non si ferma alla carta marina: l’umanista svedese realizza infatti anche un’enorme opera a carattere corografico e paleo-antropologico, ricca di dati, notizie e curiosità di ogni genere intorno ai popoli del Nord: la Historia de gentibus septentrionalibus (1555). L’opera, corredata da 481 splendide xilografie, ha un enorme successo editoriale e viene rapidamente tradotta in italiano e, successivamente, in francese, inglese, tedesco e neerlandese. Insieme alla carta marina, l’opera di Olao, che descrive spesso ingenuamente elementi come maghi, streghe, luoghi straordinari, lupi mannari e, ovviamente, mostri marini, contribuisce a tracciare indelebilmente l’immaginario cinquecentesco del Settentrione.
Terza tappa
Relazioni di viaggio e scoperte. Le isole immaginarie del Nord Europa
Nel corso del ‘500, le notizie degli eventi occorsi nel Nuovo Mondo e delle meraviglie trovate dai primi colonizzatori incontrano l’interesse di un pubblico sempre più vasto. Le relazioni di viaggio diventano un prodotto editoriale di grande successo, in particolare in Spagna, potenza egemone e principale attore della corsa al Nuovo Mondo.
Il capostipite di questa tradizione può essere considerato lo stesso Cristoforo Colombo, di cui conserviamo il resoconto delle scoperte grazie a un manoscritto conosciuto come Diario de a bordo, redatto da Bartolomé de las Casas sulla base dei diari di navigazione di Colombo. Anche Las Casas è autore di una cronaca particolarmente influente, la Historia de las Indias, circolata a lungo in forma manoscritta, su cui si baserà tra l’altro l’autore di una delle cronache più importanti dal Nuovo Mondo, Antonio de Herrera, redigendo la sua Historia general de los hechos de los castellanos en las Islas y Tierra Firme del Mar Océano.