Il racconto dell’avventurosa storia di Victoire Sellon in fuga dal marito violento si snoda attraverso un montaggio di brani tratti da documenti d’archivio (sia in trascrizione francese, sia in traduzione italiana), cuciti insieme dagli interventi di una voce narrante.
Tutto nasce dalla scoperta, in Archivio di Stato di Torino, dell’ordinanza con la quale il 29 giugno 1805 il Tribunale di prima istanza di Torino accoglie la richiesta di separazione legale, avanzata da Victoire Sellon d’Allaman, giovane svizzera fuggita dall’abitazione del marito, il barone nizzardo-piemontese Luigi Roero Blancardi La Turbie.
Per ricostruire le vicende che coprono un arco di tempo di parecchi anni, prima e dopo la decisione del Tribunale, i documenti messi a frutto sono principalmente: il diario di Camillo Cavour, un autoritratto fisico e morale scritto in gioventù da Victoire, due dispacci diplomatici scritti da San Pietroburgo nel 1794 da La Turbie, un pettegolezzo dello scrittore ginevrino Benjamin Constant, varie lettere di Victoire al padre e alle sorelle, una lettera anonima, alcuni brani delle arringhe degli avvocati dei due contendenti, la sentenza del Tribunale d’appello del 4 gennaio 1806. Nei commenti del narratore si danno informazioni più ampie sulla vita di Victoire dopo la separazione.
La storia si presta a riflessioni linguistiche, sociologiche, storiche e soprattutto sul tema della violenza domestica, che causa ogni anno in Italia decine di omicidi, e che richiede sia provvedimenti tempestivi di difesa della vittima molto prima che accada l’irreparabile, sia azioni educative di largo respiro dirette a disinnescare l’aggressività anche nell’interesse di chi ha tendenze violente.
Lo spettacolo può essere rappresentato semplicemente leggendo il testo con voci diverse. Ciò richiede poco più di un’ora e poco sforzo di preparazione (anche se una prova è consigliabile). Un po’ di atmosfera si può creare con un candeliere, qualche bicchiere di cristallo, un vaso di fiori. E’ disponibile anche un power point con schizzi del primo Ottocento che commentano ironicamente la storia.