Le Sezioni Riunite dell’Archivio di Stato conservano diverse migliaia di mappe catastali dei secoli XVIII e XIX

Queste mappe, frutto del tentativo di una progressiva razionalizzazione e perequazione dei carichi fiscali attuato in quei secoli da alcuni stati italiani, costituiscono oggi importanti documenti, spesso molto pregevoli anche sotto il profilo estetico, che rappresentano in maniera estremamente dettagliata i territori del Piemonte e delle regioni limitrofe.

Catasto sabaudo, Allegato C, Circondario di Biella, Mandamento di Biella, Biella foglio D

Anche l’Archivio di Stato di Torino aderisce alla campagna #iorestoacasa!. In questi giorni difficili in cui è necessario un atto di responsabilità collettiva l’Archivio di Stato di Torino presenterà sul sito web e sulle sue pagine social alcuni documenti esemplificativi del suo ricchissimo patrimonio documentario di oltre 83 chilometri lineari.

Le Sezioni Riunite dell’Archivio di Stato di Torino conservano alcune migliaia di mappe catastali prodotte tra XVIII e XIX secolo dal Regno di Sardegna, dal Ducato di Milano austriaco e dall’Impero francese napoleonico.

A partire dal Settecento alcuni stati italiani si impegnarono in un processo di razionalizzazione fiscale, volto da un lato ad una maggiore equità nella distribuzione dei carichi impositivi delle singole comunità, dall’altro nello sforzo di incidere sul sistema delle immunità e limitare i privilegi nobiliari riaffermando il principio dell’autorità sovrana nei confronti di fasce di autonomia politica rivendicate da nobili e clero.

Strumento principe per il riconoscimento e la misura dei beni da condurre a registro per ripartire equamente il carico fiscale tra le comunità, determinando nel contempo il contributo dovuto dai singoli alla comunità con una regola proporzionata e corrispondente al valore dei beni posseduti, fu il catasto. Già utilizzato nei secoli precedenti, esso conobbe nel settecento l’introduzione della mappa, rappresentazione grafica geometricamente astratta del territorio in cui ciascuna parcella riportata in figura risulta  numerata per operare il collegamento con i libri catastali che annotavano gli elementi di descrizione delle singole parcelle.

Nel Ducato di Savoia che stava per divenire Regno la politica  di razionalizzazione e rafforzamento dello Stato voluta da Vittorio Amedeo II, ebbe come esito finale la redistribuzione del carico fiscale tra le comunità (perequazione generale) approvata con regio editto 5 maggio 1731. Essa diede origine alle più antiche mappe catastali piemontesi, quelle del catasto sabaudo, o catasto antico. Catasto di tipo geometrico-particellare, esso affianca la rappresentazione cartografica rilevata con criteri di omogeneità e di alta precisione tecnica agli elenchi descrittivi delle proprietà (registri catastali). I lavori di produzione delle mappe interessarono gran parte del Piemonte (ad eccezione dei feudi imperiali delle Langhe, di quelli pontifici e delle comunità che continuavano a usare precedenti catasti) e proseguirono fino al 1793.

Catasto Francese, Piano Generale del Dipartimento del Po (Provincia di Torino)

Tra 1738 e 1748 i territori delle attuali Province di Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Alessandria furono integrati nel Regno di Sardegna insieme al Vigevanasco, al Bobbiese e all’Oltrepò Pavese. In quell’occasione il Ducato di Milano austriaco consegnò a Torino le recenti mappe catastali riguardanti quei territori.

A partire dal 1718 essi erano infatti stati fatti oggetto, come il resto della Lombardia, di una catastazione particellare, tecnicamente analoga a quella sarda. Questa operazione, incominciata con l’imperatore Carlo VI d’Asburgo, fu proseguita da Maria Teresa d’Austria, da cui il nome di Catasto teresiano. Considerato l’alto livello tecnico del teresiano, l’amministrazione sabauda continuò a servirsene per i medesimi scopi fiscali cui rispondeva prima del mutamento politico.

Poco dopo l’annessione del Piemonte alla Francia (11 settembre 1802), un decreto del primo console Napoleone dava il via alla realizzazione di un catasto “per masse di coltura” che si proponeva di valutare qualità e quantità dei beni immobili di ogni comune per poter fissare la percentuale di contribuzione nazionale spettante a ciascun ente locale, lasciando poi a questi ultimi l’onere della ripartizione tra i propri abitanti, in base alle loro stesse denunce. Le mappe prodotte, insieme a quelle della  seconda catastazione francese che prese l’avvio nel 1808, diedero origine al Catasto francese o Napoleonico.

L’ultimo catasto conservato prende nome dal geometra Antonio Rabbini, posto da Cavour nel 1853 alla direzione generale del catasto presso il Ministero delle Finanze. Le operazioni di rilevamento, che per la prima volta danno a grande scala (1:500, 1:1000 e l:5000) una precisa rilevazione anche degli edifici, iniziano nel 1857 nella provincia di Torino e si estendono successivamente a quella di Novara, giungendo nel 1870 a completezza per i circondari di Torino, Pinerolo, Susa, Novara, Ossola e Pallanza. Il catasto Rabbini, pur non essendo stato mai attivato, costituisce la base del catasto dello stato unitario istituito con la legge n. 3682 del 10 marzo 1886.

Le mappe catastali, come tutta la cartografia conservata dall’Archivio di Stato di Torino, sono oggi gratuitamente e liberamente consultabili da chiunque in formato digitale sul sito web dell’Archivio.

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CREDITS

La scheda qui presentata è stata elaborata da Edoardo Garis