L’editto emanato da Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours nell’agosto del 1679 sull’istituzione di un ghetto a Torino (Materie giuridiche, Editti a stampa, mazzo 33).

2 agosto 1679. Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, madre e tutrice del re Vittorio Amedeo II, stabilisce la creazione del primo ghetto di Torino, collocato nell’ex area dell’Ospedale dei Mendicanti.

L’editto di costituzione del ghetto di Torino (ASTO, Corte, Materie giuridiche, Editti a Stampa, mazzo 33)

Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, duchessa di Savoia, alla morte del suo consorte Carlo Emanuele II, divenne tutrice del figlio Vittorio Amedeo II. Considerata quindi la sua posizione, sarebbe stata lei a dover riprendere in mano i progetti maturati dal defunto marito, fra cui quello che prevedeva la costruzione di un ghetto ebraico in vicinanza del convento dei Padri del Beato Giovanni di Dio. Tuttavia ritenne che tale posizione fosse troppo remota per la sussistenza dell’economia ebraica e decise di collocarlo nella casa dell’Ospedale della Carità, zona più centrale e funzionale dove fino a quel momento abitavano i poveri.

In seguito a ciò, l’Editto previde una serie di concessioni sia ai poveri che agli Ebrei: i primi, trasferendosi dall’Ospedale della Carità alla “nostra Vigna” avrebbero ottenuto redditi maggiori e i secondi, grazie allo spostamento del ghetto, avrebbero potuto continuare le loro attività commerciali e i rapporti con l’esterno (che nel 1685 sarebbero stati però loro proibiti).

Dal 29 settembre 1680, circa 100 anni dopo le altre principali città italiane con l’eccezione di Livorno, tutti gli Ebrei residenti a Torino si sarebbero dovuti obbligatoriamente stabilire nel nuovo ghetto della città, il primo in Piemonte, che sarebbe arrivato ad ospitare fino a 5.000 persone ingrandendosi con il tempo fino ad essere delimitato dalle attuali vie Bogino, Maria Vittoria, San Francesco da Paola e Principe Amedeo.

Il ghetto di Torino nel 1809 (ASTo, Riunite, Tipi Sezione II, Torino, cartella 13)

Vivere nel ghetto comportava il vincolo di dovere pagare un affitto di cifra variabile, stimato e stabilito dalla Corona. Inoltre, fino al totale completamento del ghetto ciascun ebreo avrebbe dovuto contribuire se necessario con 100 scudi d’oro alle spese per i lavori di ristrutturazione del complesso.

Nel 1848 il re Carlo Alberto di Savoia concesse la libertà civile e politica agli Ebrei stabilendo l‘abolizione del ghetto: ciò non comportò tuttavia un suo immediato e totale abbandono.

Le uniche testimonanze ancora oggi visibili dell’antico ghetto ebraico di Torino sono le finestre sovrapposte e aperte a pochissima distanza l’una dall’altra e l’imponente cancello in ferro battuto apribile solo dall’esterno.

CREDITS

La scheda qui presentata è stata elaborata dagli allievi della classe 3 B Liceo Classico Europeo ESABAC del Convitto Nazionale “Umberto I” di Torino nell’ambito delle attività di Alternanza Scuola Lavoro 2018/2019: Alice Costantino, Caterina Finello, Riccardo Galderisi, Eleonora Langè, Lea Preziosi, Laura Saito.

Il coordinamento è stato di Edoardo Garis e Maria Triggiani