La banca dati online degli oltre 80.000 fascicoli personali di “fascisti” torinesi
La nascita ufficiale del Partito nazionale fascista (Pnf) risale al Congresso di Roma (7-10 novembre 1921) e il suo scioglimento fu deliberato dal governo presieduto dal maresciallo Badoglio il 27 luglio 1943.
Alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, grazie all’archivista Matteo Sandretti, giunge alle Sezioni Riunite dell’Archivio di Stato di Torino un enorme nucleo di carte dell’archivio torinese del Partito nazionale fascista. Misterioso il cammino di queste carte costituenti quella che è risultata una massa di oltre 80.000 fascicoli nominativi, intestati a cittadini maschi adulti di Torino. Dentro ogni busta, la scheda personale con fotografia e la documentazione amministrativa dell’adesione del titolare, prima al “movimento” fascista e poi al partito, con preziosi dati cronologici e un corredo di tessere, carte personali e lettere presentate a sostegno della richiesta di iscrizione.
Arco cronologico
Il Pnf assorbì ovviamente il movimento dei “fasci di combattimento” che assumeva come data di nascita la riunione di piazza San Sepolcro avvenuta a Milano il 23 marzo 1919, in seguito alla quale si era previsto che ogni militante avesse una “tessera”. Nei fascicoli personali si trovano riferimenti non rari a eventi e documentazione del biennio 1919-1921, a sostegno di rivendicazioni di anzianità molto prestigiose nell’universo fascista, ma le tessere e altre carte del “movimento” fascista non furono archiviate regolarmente e rimasero presso gli iscritti. Solo pochissimi documenti delle “squadre” fasciste e dell’“Avanguardia studentesca” portano la data del 1921 e si trovano nel fondo. Della rubrica dei fascisti torinesi del 1919 è detto esplicitamente (busta 232, fasc. 10543) che era andata perduta. Tuttavia sono numerosi i riferimenti indiretti, soprattutto di “squadristi” al periodo precedente la nascita del Pnf.
Pochissimi documenti recano date successive al 1943. Il Partito fascista repubblicano (Pfr) che raccolse i fascisti dall’autunno 1943 all’aprile 1945 usò infatti i fascicoli dell’estinto Pnf per registrare i propri militanti, ma li estrasse dal fondo e costruì un proprio archivio, che risulta essere esistito fino al dopoguerra, ma non è stato ritrovato.
Il tesseramento
La segreteria del “Fascio” di Torino gestì direttamente il tesseramento fino al 1928. Si trattava di un numero non grande di iscritti, sicché solo poco più di 2.000 fascicoli del fondo contengono documenti fino a quella data. Bisogna tuttavia tenere conto del fatto che i gestori dell’archivio estraevano, e forse distruggevano, le carte dei fascicoli degli iscritti deceduti e che altri fascicoli possono essere confluiti tra quelli del Partito fascista repubblicano.
La parte di gran lunga maggiore del fondo riguarda gli anni dal 1932 al 1943 e fu gestita dall’apposito Ufficio tessere, costituito dal 1929. Esso adottò e modificò negli anni un nuovo standard di documentazione, anche se raccolse e convalidò le carte preesistenti, in particolare le “schede di adesione” dei primi anni Venti. Lo sblocco delle iscrizioni negli anni 1932-1933 ingigantì l’archivio e l’Ufficio tessere in quei soli due anni registrò più di 16.000 nuove iscrizioni. A partire da allora inoltre i giovani, iscritti dal 1930 ai Fasci giovanili, al raggiungimento del ventunesimo anno di età vennero fatti confluire automaticamente come “leve fasciste” all’interno del Partito nazionale fascista.
La documentazione
La documentazione dominante, secondo il modello adottato dall’Ufficio tessere, comprende la domanda di iscrizione, accompagnata, a cura del Partito nazionale fascista, dall’eventuale documentazione sindacale, dall’estratto del casellario giudiziale, da un nulla osta della Questura (questi due solo dagli anni Trenta) e dalle lettere dei garanti.
Il nuovo iscritto sottoscriveva la formula di giuramento e compilava la scheda personale. Riceveva allora la tessera, che doveva restituire al momento del rinnovo annuale dell’iscrizione, ed era provvisto di un’anzianità convenzionale. Procedura analoga a quella dell’iscrizione era quella del trasferimento di un iscritto da un altro “Fascio” a quello di Torino.
Altri documenti riguardavano principalmente le variazioni, la revisione dell’anzianità, i provvedimenti disciplinari, le nomine a gerarca. Tra le cosiddette sanzioni è particolarmente interessante l’espulsione, per gli Ebrei, dall’autunno del 1938.
Istruzioni per la consultazione
Per la struttura della documentazione si rimanda alla diretta consultazione delle schede descrittive dei fascicoli e agli “aiuti” forniti per singole voci delle descrizioni. Si segnala tuttavia il particolare rilievo che viene dato alle informazioni sull’anzianità fascista, che viene spesso ricondotta a date convenzionali. In particolare, gli ex combattenti della Prima Guerra Mondiale si vedono attribuire come anzianità convenzionale la data del 3 marzo 1925. Successivamente, per ogni campagna di guerra, viene creata una specifica anzianità fascista. Il Pnf si dà così una spiccata immagine “combattentistica” e s’induce la rappresentazione di un’adesione massiccia al fascismo dai primi anni venti. I soli reduci della Grande Guerra sono infatti almeno ventimila.
Per il ricercatore di storia sociale sono di grande importanza i dati su professioni e categorie professionali specializzate. Per la distribuzione territoriale si sottolinea l’importanza del “Circolo rionale” di appartenenza, poi definito Gruppo rionale, che permette una rappresentazione cartografica delle iscrizioni. All’interno delle appartenenze non territoriali (ad esempio i ferrovieri e gli studenti universitari) di particolare rilievo sono i fascicoli degli aderenti al Gruppo universitario (Guf) che sopperiscono in parte alla perdita dei fascicoli di immatricolazione dell’Università di Torino.