Verso la costituzione dello Stato unitario
Una sala del Palazzo juvarriano degli Archivi di Corte ospita il Museo Storico dell’Archivio di Stato, che raccoglie la storia documentaria di undici secoli, dal 726 al XIX secolo. Il Museo fu istituito nel 1873 per realizzare un preciso disegno politico e ideologico , vale a dire la celebrazione delle glorie dinastiche di casa Savoia e l’esaltazione del progetto culminato nella costituzione dello Stato unitario.
In sintonia con la storiografia postunitaria, attraverso l’esposizione di importanti documenti relativi alla secolare storia sabauda, veniva costruito un percorso in cui l’istituzione di un nesso profondo tra passato e presente fungeva da elemento di legittimazione della nuova identità nazionale. Legittimazione tanto più urgente, per la dinastia regnante, a pochi anni dall’unificazione e dal trasferimento della capitale da Torino a Roma.
La realizzazione del progetto del Museo, fortemente voluto dall’allora direttore dell’Archivio, Nicomede Bianchi, fu affidata a Pietro Vayra, che conosceva a fondo il patrimonio dell’Archivio e che, nella costruzione e organizzazione della raccolta documentaria, si ispirò ai modelli nazionali e stranieri esistenti (altri Archivi si erano già dotati di strutture espositive simili).
Il complesso documentario fu organizzato dal Vayra secondo una struttura precisa – illustrata nel Catalogo del Museo Storico della Casa di Savoia compilato dallo stesso Vayra nel 1880 e pubblicato dall’editore Bocca – che qui si è scelto di riproporre nella presentazione del materiale documentario nella Timeline del Museo. Vayra pensò tre sale (oggi il materiale esposto è concentrato in un’unica stanza) dedicate rispettivamente agli atti pubblici, agli autografi e ai manoscritti. Con un’operazione che oggi risulta evidentemente non condivisibile, Vayra estrapolò dalle serie originali quei documenti che riteneva utili alla costruzione di un percorso ideologico dal quale emergesse, accanto alla storia dinastica, l’embrione di una storia nazionale.
Ancora oggi il visitatore, sia lo specialista sia quello meno esperto, grazie alla suggestione che i preziosi documenti esposti suscitano, viene introdotto in un percorso in cui – citando le parole con cui Vayra concludeva l’illustrazione del proprio lavoro – «da principio sono i primi barlumi della storia del Piemonte […] poi le remote origini della Casa Sabauda, poi le successive vicende dell’uno e dell’altra congiunti insieme […] e finalmente il confondersi dell’uno e dell’altra in un più vasto orizzonte e l’immedesimarsi nella vita più larga dell’Unità italiana».
La rifunzionalizzazione del 2017-2018, finanziata dalla Compagnia di San Paolo per il tramite dell’Associazione Amici dell’Archivio di Stato, ha riguardato la Galleria di accesso al Museo, dotata di pannelli esplicativi, e alcuni limitati interventi migliorativi sulla luminosità delle vetrine e della sala. L’unico elemento innovativo, di forte e gradevole impatto, è una teca centrale per l’esposizione periodica di documenti. Per il resto, il Museo storico, conservando l’impianto originario, può continuare a esibire, come pochissimi altri in Italia, un autentico allestimento ottocentesco che i frequenti visitatori hanno mostrato di apprezzare.
Il progetto di adeguamento funzionale è stato realizzato dall’architetto Diego Giachello – Officina delle Idee, alla cui cortesia si devono anche le immagini fotografiche.