Tommaso Valperga di Caluso
La gran parte di questi volumi faceva già parte della collezione ducale dei Savoia, ma alcuni testi entrarono in biblioteca anche dopo che questa divenne Regia (1720), soprattutto, ma non solo, con l’importante lascito di Tommaso Valperga di Caluso (1809 e 1815).
La genesi di queste collezioni è nota solo in modo parziale e generico e le fonti utili per ricostruire la storia della formazione dei fondi (a iniziare dal possesso privato, nell’ambito delle famiglie ebraiche), della loro vita all’interno delle collezioni sabaude (catalogazioni) e del loro utilizzo (studio da parte degli accademici soprattutto) sono ancora per la gran parte inedite se non sconosciute.
A questo proposito Stelio Bassi, direttore della Biblioteca dal 1957 al 1977, ricordava che «la mancanza nell’Archivio di Stato di Torino dei conti dell’Hôtel per questo periodo, cioè dei conti privati della casa ducale, così come la mancanza di un archivio particolare della Biblioteca ducale, rendono praticamente impossibile seguire con precisione la formazione della Biblioteca ducale…» (I fondi orientali della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, prefazione a S. Noja, Catalogo dei manoscritti orientali della Biblioteca Nazionale di Torino. I: I manoscritti arabi, persiani e turchi, Torino, Istituto Poligrafico dello Stato, 1974, p. XI, n.3). Tale lacuna, in effetti per molti versi insuperabile, può tuttavia essere almeno in parte colmata grazie all’individuazione e allo studio di fonti reperite altrimenti: all’interno di fondi archivistici non direttamente collegati all’attività della Biblioteca e, soprattutto, sui libri stessi (note di possesso, timbri, annotazioni marginali o interfogliate, note di censura).
Vincenzo Conti
Scopo del progetto è dunque raccogliere e rendere note le fonti ignote e le (poche) fonti note attinenti alla storia dei libri ebraici a stampa e manoscritti conservati dalla Biblioteca Nazionale. Tali informazioni sono state raccolte e inventariate, così da poter essere messe in relazione le une alle altre al fine di consentire la ricostruzione di una trama storica di grande interesse.
Gli istituti di conservazione all’interno dei quali si è svolta la ricerca sono in primo luogo e soprattutto la Biblioteca Nazionale Universitaria stessa, l’Archivio di Ateneo, l’Archivio dell’Accademia delle Scienze e l’Archivio di Stato.
Le fonti individuate, in misura assai diversa a seconda della tipologia, sono riconducibili alle seguenti tipologie
- documenti d’archivio;
- note di possesso (individuate quasi esclusivamente sul materiale a stampa: i manoscritti furono infatti tutti gravemente menomati nell’incendio del 1904 e non conservano più, fatta una sola eccezione, legature e carte di guardia);
- note di prestito e annotazioni di possessori (individuate quasi esclusivamente sul materiale a stampa: i manoscritti furono infatti tutti gravemente menomati nell’incendio del 1904 e non conservano più, fatta una sola eccezione, legature e carte di guardia);
- note di censura (individuate quasi esclusivamente sul materiale a stampa: i manoscritti furono infatti tutti gravemente menomati nell’incendio del 1904 e non conservano più, fatta una sola eccezione, legature e carte di guardia);
- cataloghi o elenchi;
- timbri-etichette (si escludono gli ex libris della Biblioteca Ducale e di Tommaso Valperga di Caluso, presenti sistematicamente sui libri: si possono viceversa consultare due appositi elenchi dei libri a stampa che riportano queste etichette).